Alberto Pian

CHE COS’È IL PODCASTING 2.0? L’IMPORTANZA DEL FEED RSS

Uno standard aperto.
Dire Podcasting 2.0 non è come dire “Applicazione versione 2.0 o 12.3”, “Sistema Operativo versione 13.7”. Il Podcasting non è un’applicazione, è un file di testo basato sui tag del linguaggio XML. Lo abbiamo detto molte volte qui e nei libri che ho dedicato sul podcasting: il podcast è un feed RSS, ed è uno standard aperto che, a esempio, alcune multinazionali (che si credono “padrone” del vapore), non rispettano perché non pubblicano i feed RSS dei podcast, come Spotify.

Uno standard aperto

Un’applicazione è un pacchetto chiuso basato su un codice di programmazione che viene aggiornato alle versioni successive, specialmente quando si scoprono dei bachi o quando si vogliono migliorare delle funzioni.

Un’applicazione o un sistema operativo di solito funzionano in questo modo: l’utente svolge delle operazioni, queste operazioni sono rese possibili dal codice di programmazione. Se il codice contiene un errore l’applicazione o il sistema operativo si possono bloccare, possono trasmettere un segnale di errore o addirittura si chiudono improvvisamente.
Anche quando sono “open source” funzionano allo stesso modo: o tutto scorre liscio, oppure si verificano degli errori che possono essere fatali.
Come abbiamo visto nel libro “Capire il Podcast”, il Podcasting non funziona in questo modo. Non è un’applicazione, non si chiude improvvisamente in presenza di errori. Il podcast è un insieme di istruzioni aperte nella forma di tag, scritte in un file che viene definito come feed RSS.

Aggregator

L’applicazione che “traduce” questo file di testo XML (il famoso feed RSS), si definisce come aggregator ed è un’applicazione a tutti gli effetti. Si può chiamare YouTube, Spotify, Apple Podcast, resta sempre un’applicazione che ha lo scopo di leggere il file di testo (fare il parsing) e interpretarlo per farti ascoltare i podcast.

Riassumendo: il podcast è un file di testo (feed RSS), e l’applicazione che lo interpreta è un aggregator.

Bene, che cosa succede nel podcasting? Succede che chiunque può scrivere questo file di testo senza bisogno di ricorrere a piattaforme specifiche, purché conosca il linguaggio xml e i tag specifici del podcasting. Non solo, può aggiungere perfino nuove funzioni, vale a dire nuovi tag.

Podcast aumentati

Dal 2005, il podcasting delle origini poteva trasmettere anche documenti in formato PDF, non solo trasmissioni audio. Incredibile vero? Questo era consentito grazie a un tag inventato da Apple e inserito in iTunes, che poi molti hanno adottato. Pensate che all’epoca facevo lezione con podcast audio che trasmettevano anche contenuti ben impaginati in PDF e video! Tuttavia nel corso degli anni questi podcast aumentati sono poi stati abbandonati. Solo recentemente sono stati “riscoperti”.
Ma quello che ci interessa capire è che tutte queste modifiche, innovazioni, cambiamenti, sono possibili proprio perché chiunque può inventare e inserire propri tag all’interno del file di testo XML.

E quando un aggregator interpreta quel feed RSS e incontra un tag sconosciuto, che non ha mai interpretato prima, di fronte al quale non sa che cosa fare… che cosa succede? Il podcast si chiude? Non si può più ascoltare? Niente di tutto questo. Semplicemente l’applicazione salta il tag incriminato, passa oltre e tutto funziona benissimo senza quella specifica novità.

Se il tag prevede di trasmettere un documento PDF avverrà semplicemente che l’ascoltatore non potrà disporre del documento PDF, ma ascolterà tranquillamente il podcast.

Il Podcasting è innovazione continua

Immaginiamo che quel tag di nuova concezione si diffonda, tutti lo apprezzano e diventa addirittura indispensabile. Che cosa avviene? Che una serie di importanti aggregator lo implementeranno. Per esempio Amazon potrebbe dire: “Bellissimo questo tag, aumenta le vendite dei miei prodotti, lo accetto!” e quindi un bel giorno Amazon diventerà compatibile con le nuovi funzioni e così l’ascoltatore avrà a disposizione anche il PDF che, magari, un’altra piattaforma invece non consentirà di distribuire.

In sostanza: chiunque può innovare il podcasting, e ci sono probabilità che se la sua innovazione è sostenuta dalla comunità di podcaster e di ascoltatori si possa diffondere per essere accettata dagli aggregator delle grandi piattaforme di ascolto.

Questo è il podcasting!
Nessun media dispone di questa forza innovativa, iscritta nella sua stessa struttura!

Il Podcasting 2.0 nasce da queste incredibili possibilità. Si tratta di innovazioni proposte da semplici podcaster, o brand, o organizzazioni, che sono attualmente al vaglio della comunità e che poco per volta si stanno diffondendo.
Per essere più chiaro, riporto qui sotto quanto scritto nel libro Capire il podcast. Immaginiamo che un tale signor X decida di innovare il podcasting. Ecco che cosa capita.

Per essere più chiari

Il signor X crea 5 nuovi tag
Poniamo che questo signor X proponga 5 nuovi tag che rendono il podcast un’esperienza multimediale che si collega anche all’Intelligenza Artificiale. Ovviamente scriverà il feed RSS usando anche quei tag. Distribuirà il suo podcast nelle principali piattaforme e queste piattaforme faranno ascoltare il podcast agli utenti ma senza le mirabolanti invenzioni del signor X, perché hanno deciso di non integrare queste funzioni nei loro aggregator. Il podcast funziona, ma come tutti gli altri.
Libertà di migliorare
Si capisce quindi che questa struttura di base del podcasting basata su tag xml è assolutamente fantastica perché permette a chiunque di migliorare in modo libero e aperto la tecnologia del podcasting.
Che cosa farà il signor X, che tiene molto ai suoi 5 tag nuovi di zecca?
Siccome è anche un bravo programmatore costruirà un proprio aggregator, cioè una propria piattaforma di distribuzione podcast, compatibile con quei tag. Quindi dirà a tutto il mondo:
venite ad ascoltare i miei mirabolanti podcast che fanno anche questo e quello e voi, podcaster, usate i miei tag per rendere il vostro podcast fantascientifico.
Una community aperta che migliora il podcasting
Poi, il signor X potrebbe fare anche un’altra cosa: cominciare a parlare dei suoi tag nei forum, nella community dei podcaster, scrivere articoli, mostrare i vantaggi, diffonderne l’uso.
Diciamo che molti podcaster decidono di usarli (semplifico un po’). Così quei 5 tag si diffondono, i podcaster li usano, molte piattaforme decidono di rendersi compatibili, cioè di leggerli all’atto del parsing e di tradurli in rappresentazioni visive per gli utenti.
A questo punto, nei fatti, quei 5 tag diventano uno standard di fatto e quindi i sistemi di metadatazione come ATOM e altri potrebbero decidere di ufficializzarli definitivamente. Ma questo alla fine non è fondamentale poiché le innovazioni del signor X vivono e si diffondo ugualmente e sono riconosciute da tutti come tali.
(da: Capire il podcast, Alberto Pian, 2024)

Ecco, questo è il podcasting

Per cui se una piattaforma come Spotify nasconde il feed RSS, è restrittiva nei confronti delle innovazioni e fa una politica di inglobamento per dominare il mercato e per imporre le sue leggi sul podcasting, come sembra stia facendo agli occhi di molti autorevoli podcaster, compresi i padri fondatori- Può benissimo succedere che il movimento dei podcaster si diriga verso altre direzioni e questa grande piattaforma fallisca nei suoi intenti dato che, in definitiva, il mondo del podcasting non ha affatto bisogno di questi colossi pigliatutto!

RSS.com e il Podcasting 2.0

Nel momento in cui scrivo RSS.com – una delle principali piattaforme mondiali per la pubblicazione di podcast, che ha un occhio di particolare riguardo per l’innovazione – sta lavorando proprio a queste caratteristiche del Podcasting 2.0 che sono già implementate in RSS.com stessa:

Soundbite. Un podcast soundbite è una anteprima del podcast estratta da un episodio del podcast che evidenzia una specifica sezione del file audio. Può essere usato per promuovere dei nuovi contenuti e incoraggiare i tuoi follower ad ascoltare un nuovo episodio. Gli usi del soundbite sono vari tra cui: anteprima dell'episodio, highlights di un episodio e rilevabilità dei contenuti.
TXT. Permette di contenere un testo in forma libera. Può essere impiegato anche per contenere un tag dedicato. Questo tag può consentire di creare e “sandboxare” nuove tecniche senza un processo di formalizzazione. A esempio, può essere utilizzato anche per rivendicare o verificare il podcast.
Location (ubicazione). Consente di taggare la posizione del podcast, è una funzione di geolocalizzazione che potrà permettere anche una schedatura e identificazione in Google, per esempio.
Value 4 Value. Consente agli ascoltatori di offrire compensi in valuta digitale attraverso le app di supporto
Chapters. Permette di suddividere la trasmissione in capitoli identificati ciascuno da una cover che viene mostrata a schermo intero (in RSS.com) e che quindi può supportare grafiche, slide, schemi, diagrammi, illustrazioni, per un podcast audiovisivo. Se da RSS.com si pubblica il podcast in un canale YouTube le cover dei diversi capitoli sono impiegate per creare il video. Abbiamo quindi un esempio di multicanalità integrata.
Trascrizione. Il campo trascrizione permette di inserire la trascrizione automatica della trasmissione. Ma è anche un campo di testo vuoto nel quale copiare e incollare qualsiasi informazione utile o contenuto come biografie e sitografie, approfondimenti, annotazioni.
Live item. Permette di erogare una diretta podcast in streaming programmando la data e l’ora per avvisare il pubblico. Per trasmettere in diretta occorre ovviamente avvalersi di piattaforme (gratuite o a pagamento), che lo permettano.
Ci sono anche altre innovazioni sono al vaglio e in fase sperimentale (Lock/Unlock, Author, Trailer, Person, Content Link, License, Podcast GUID).
Alcune innovazioni che ho menzionato funzionano già in ogni episodio. Mentre altre devono essere attivate dall’utente stesso all’atto di creazione del podcast, come mostra l’immagine qui sotto.

Alcune funzionalità del Podcasting 2.0 devono essere esplicitamente abilitate perchè sono in fase sperimentale.


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