Una recente inchiesta di Deloitte Insights mostra un cambiamento significativo nelle abitudini di consumo. Le preferenze e le abitudini del pubblico si orientano sempre più verso contenuti autentici, gratuiti e con i quali si può stabilire una relazione personale.
Finalmente le banalità stereotipate e i prezzi assestano un colpo a TV e SVOD!
Dall’inchiesta di Dolitte (“Tendenze dei media digitali 2025: le piattaforme social stanno diventando una forza dominante nei media e nell’intratteniment”) emerge che i creatori indipendenti di contenuti, che operano nei social, stanno diventando una forza dominante nel settore dei media e dell’intrattenimento. L’inchiesta parla soprattutto di video e di Gen Z e Millennial ma attenzione, perché sarebbe un grave errore a ignorare un altro fenomeno più sotto traccia ma molto evidente. Questo fenomeno riguarda la ricerca di contenuti di valore da parte di tutto il pubblico, come recensioni di libri, informazioni, fotografie, arte, luoghi dove dibattere questioni sociali, culturali, psicologiche…
L’inchiesta di Dolitte è orientata a capire quali sono gli sviluppi della pubblicità e del marketing e che cosa devono fare i produttori delle grandi piattaforme video per reggere il loro business. A me questo non interessa, se Netflix, Apple TV, Prime, fallissero non sarebbe un danno, culturalmente parlando, anzi! Quello che qui mi interessa mettere in luce, come da molto tempo spiego, è che la creazione di contenuti è nelle mani di chiunque ed è potenzialmente molto più interessante dei prodotti stereotipati, vuoti, destinati alla “cultura di massa”, prodotti da grandi network.

Dolitte stabilisce che le preferenze del pubblico compreso tra il 1996 e il 2010, si stanno spostando verso le piattaforme di social video e il gaming.
Questo avviene, e la cosa mi sembra ovvia, per il fatto che i social offrono un coinvolgimento maggiore e, per quanto riguarda il podcasting, perché la sua fruizione può essere mobile e non totalizzante.
La Generazione Z trascorre il 54% di tempo in più (50 minuti al giorno) sulle piattaforme social e guardando contenuti generati dagli utenti (UGC), e il 26% di tempo in meno (44 minuti) con TV, serie e film.
Vincono i creatori di contenuti
I creatori di contenuti sembrano essere più attraenti? Dolitte dice di sì e noi confermiamo in pieno.
La maggioranza degli intervistati preferisce i video e i contenuti dei creator anche per il legame personale che si determina con loro rispetto alle personalità televisive o agli attori. Si tratta di una "relazione parasociale", coè di un investimento emotivo del pubblico che crea dinamiche più attive con gli autori.
Spesso i video di tendenza vengono considerati come nuove serie TV di successo e i creator aumentano così la loro reputazione.
C’è anche un altro fatto da considerare, molto importante: grazie agli algoritmi le piattaforme social offrono al pubblico contenuti più graditi, selezionati, mirati. Inoltre Dolitte dice che – e anche qui non ci voleva un’indagine di mercato per capirlo – il pubblico non ne può più del costo dei servizi SVOD!
Direi anche che è altrettanto scontato il fatto che la gestione di più abbonamenti provoca frustrazione e stanchezza, come rileva ancora Dolitte. Inoltre l’aumento del tempo trascorso sui social media e con i creatori di contenuti, riguarda anche musica e podcast, poiché altri media e canali come questi tendono sempre più a occupare il tempo libero.
In fondo questa inchiesta mette semplicemente in luce quello che con semplici ragionamenti abbiamo detto da molto tempo:
se le tecnologie consentono a chiunque di creare contenuti e di stabilire rapporti con il pubblico, perché mai dovremmo passare dai colossi del settore e per di più pagando? È più facile, inoltre, sperare di trovare contenuti divergenti e fuori dal coro tra i nuovi creatori che nelle major che costruiscono gli stereotipi della “cultura di massa”.

Certo, le cose non sono esattamente così nette: la produzione di contenuti è influenzata dai prodotti della cultura dominante a tutti i livelli, ma l’estensione degli strumenti offre chiaramente più occasioni, e comunque pone la questione della potenziale affermazione di idee e talenti per i quali, fino a qualche anno fa, la strada sarebbe stata bloccata.
Cattiva notizia (ma è sempre la stessa)
La cattiva notizia è che la Generazione Z (63%) e i Millennials (49%) pensano che gli annunci o le recensioni di prodotti sui social media influiscano di più nelle loro decisioni di acquisto. Per cui prepariamoci a un’ondata senza precedenti di pubblicità e azioni marketing che distruggerà tutto.
Finché non ci libereremo dal sistema capitalista, per il quale ogni cosa deve diventare un profitto, non ne usciremo mai!
Opportunità per storyteller
Si, tutto questo può offrire delle opportunità per gli storyteller. Non si tratta di strade spianate o di ottenere scontati successi, si tratta solo di tendenze, ma è interessante rilevarle.
Le riassumo qui sotto. Sono mie considerazioni, non di Dolitte (che si orienta al marketing, mentre a me interessano i contenuti).

- Relazione diretta con il pubblico che è potenzialmente enorme e diversificato e si sta smarcando dai tradizionali gatekeeper (i grandi network).
- Nuovi format e contenuti per un pubblico che cerca narrazioni più fruibili, autentiche (non necessariamente “vere”) e interattive.
- Relazioni autentiche creatori – pubblico, più profonde, che sono state notate anche da Dolitte, per il quale il 50% dei nati tra il 1996 e il 2010 apprezza questa relazione con gli autori.
- Le possibilità di “successo” rimangono difficili ma comunque sono superiori a quelle offerte dai grandi network, perché i social sono organizzati proprio per condividere contenuti e utilizzano algoritmi che si adattano ai gusti del pubblico. Può capitare così che certi contenuti diventino virali. Ripeto, non è affatto semplice e immediato, ma è una possibilità reale.
- Opportunità di lavoro e di “carriera” migliori per il fatto che creator e celebrità tradizionali interagiscono a vicenda sui social e passano dai media tradizionali ad altri canali e viceversa. Questo significa che gli storyteller che hanno una visione ampia, indipendente, critica, integrata e multicanale e sanno creare e declinare contemporaneamente contenuti per più piattaforme, hanno grandi possibilità di successo.
- In generale questo adattamento favorisce gli storyteller perché grazie alle interazione e KPI possono capire immediatamente le reazioni del pubblico e prendere decisioni in tempo reale sulla produzione.
- Infine non dimentichiamo ciò che è evidente poiché è più facile e costa molto, ma molto, ma molto ,ma molto meno per un autore creare contenuti e divulgarli socialmente, rispetto ai meandri, ai corridoi, alle clientele e alla mafia della produzione tradizionale!
Approfondisci con i miei eBook
Qui, in Gumroad trovi offerte speciali per i miei libri (che sono in tutti gli store, ma qui li trovi con sconti, gratis e in bundle). Ti segnalo il Bundle che comprende tre libri sul podcasting e puoi vedere anche racconti e romanzi per apprendere lo storytelling, libri di fotografia e di montaggio video, graphic novel, Intelligenza Artificiale, e diversi di questi sono gratuiti! E comunque, in tutti puoi applicare uno sconto del 25% inserendo il codice SCONTO25.
Vuoi avere notizie della qualità di Autore? Leggi questa pagina del mio sito: https://www.albertopian.it/pubblicazioni/Raccontare il "vero"