Alberto Pian

DETTI E NON DETTI NEL GICO DEI SENTIMENTI: YUKIO MISHMA, DIARIO DI PREGHIERE

Una lezione del 1943 moderna e speciale. Contro le scuole di scrittura creativa e i modelli di storytelling di una cultura di massa preconfenzionata, sciatta e appiattita sulla IA. 

Diario di preghiere, 1943

Diciamo subito che è un racconto tratto da La foresta in fiore, che parla di dell’amicizia tra due soggetti da quando sono bambini fino all’età adulta. Lei è Yasuko e lui Yumio. Yasuko è una bambina malata che accudita da una infermiera (forse in cura per una poliomelite che sta superando). Yasuko vede un comune destino, una similitudine, fra lei e un altro bambino, di nome Yumio.

“Guardai il bambino che si teneva aggrappato al camice dell’infermiera: aveva un’espressione davvero addolorata, il suo capo era leggermente inclinato verso il basso, mentre gli occhi, un po’ umidi di lacrime, guardavano verso l’alto. Tra la meraviglia di vedere una persona così simile a me e un impercettibile senso di compassione, cominciai quasi senza accorgermene e senza nessuna delicatezza, a guardare fisso il suo viso. Poi all’improvviso avvertii uno strano suono, una specie di gorgoglio d’acqua che sta per versarsi, e mentre pensavo a cosa mai potesse essere, in un attimo il volto del bambino si deformò in un’espressione di pianto. Quel suono che mi aveva così sorpreso non era altro che il preludio alle sue lacrime. Forse il mio sguardo lo aveva messo in imbarazzo, e non sapendo cosa fare era scoppiato a piangere. Le infermiere interruppero subito la loro conversazione e presero entrambe a trastullarlo, poi, visto l’orario, si salutarono e si separarono in tutta fretta. Immersa di nuovo nella solitudine provavo un leggero rimorso, mi sentivo come se fossi stata travolta da una corrente d’acqua… Due infermiere con lo stesso camice, lo stesso percorso, due bambini della stessa età, e due passeggiate alla stessa ora… queste[…] (ttte le citazioni sono tratte dall’eBook acquistato in Appel Libri,)

Questa amicizia subisce un’interruzione dovuta a un incomprensione durante un gioco infantile. I due ragazzini avevano nascosto un “tesoro” che curavano con puntate avventurose in una “casa segreta”. Il bambino romperà questo patto segreto con la sua compagna portando alcuni suoi amici alla grotta.  Il legame speciale non è più speciale, non è più unico. In realtà da parte di Yumio non si è trattato di un gesto cattivo e maligno, ma di alcune circostanze che si sono verificate, come la necessità per il suo gruppetto di mettersi al riparo. L’amicizia però si rompe

Tuttavia, per le circostanze della vita, i due continueranno a incontrarsi in determinate occasioni, manifestando sempre una certa attrazione, mascherata dalla mancanza di intimità e di confidenza. Un giorno, entrati nell’età adulta, hanno l’opportunità di incontrarsi e di ristabilire l’antica confidenza. I due sono attratti l’uno all’altra ma la ragazza fa in modo di allontanare Yumio con una scusa. Allora il ragazzo scrive una lettera a Yasuko e lei racconta quanto accaduto a sua madre, che la rimprovera per come si è comporta:

“È arrivata una lettera di Yumio.”
“Ah sì,” mi rispose come se non gliene importasse gran che.
Nel timore che la nostra conversazione finisse lì come l’altra volta, mi feci coraggio e le dissi: “Vuoi leggerla?”.
“È una lettera per te?”
“Sì, è strano, abita così vicino,” le risposi cercando di attirare la sua attenzione.
“È vero, fammi vedere.”
Per paura di sporcarlo, prese delicatamente un’estremità del foglio fra le dita tinte qui e là di pittura, e ne scorse le righe con un lieve sorriso sulle labbra. Quindi mi restituì in silenzio la lettera e dopo un po’ mi disse:
“Cosa è successo?”.
“Ma pensa, è venuto a casa quando ero sola… di sera.”
“Per questo sei scesa?”
“Sì.”
“Ma che stupida che sei, Yasuko…” disse mia madre ridendo a gran voce, il suo viso mi sembrò insolitamente giovane.
Ero irritata dal suo atteggiamento, non volevo essere trattata come una bambina, ero convinta che stesse prendendo la cosa troppo alla leggera.
“Gli hai risposto?” mi chiese. Le risposi di no, e nella gran confusione che c’era nella mia testa per la prima volta avvertii un senso di responsabilità. Stringendo la lettera nella mano, le voltai ostinatamente le spalle, il sole pomeridiano al di sopra della pineta proiettava i suoi forti raggi su di me. Lasciai che quella luce violenta bagnasse il mio viso e nella mia anima a poco a poco sentii svilupparsi qualcosa di nuovo, come se un’immagine sconosciuta prendesse forma sulla superficie di una lastra fotografica immersa in una soluzione chimica. Allora mi sembrò di capire il significato di quell’aria giovanile e gioiosa che mia madre aveva mostrato un attimo prima. Il suo sorriso non era altro che l’espressione di una forza sottile che le comunicava che io non ero più la bambina che lei aveva guidato sino a quel momento. Pensai che per lei doveva essere stato un momento doloroso e meraviglioso allo stesso[…]”

È interessante notare che qualche pagina prima Yasuko si era espressa in questo modo, nei confronti di sua madre:

“Tra me e mia madre c’è sempre stata come una lastra di vetro, e questo mi ha fatto affezionare ancor di più a lei. Agli occhi della gente il mio appariva semplice attaccamento infantile, ma io speravo segretamente che la forza del mio amore un giorno avrebbe infranto quel vetro che nessuno vedeva.”

Come potete vedere questo romanzo breve, nella sua completa semplicità e linearità, intreccia molti aspetti psicologici: un rapporto che cambia, che subisce incomprensioni, che deve sottomettersi ai tempi della crescita, prima adolescenziale e poi dei ragazzi adulti; i genitori di Yasuko: un padre molto distaccato ma allo stesso tempo molto legato alla figlia, una madre che pare disinteressata ma che al momento opportuno guida la ragazza e la induce a riflettere e a tornare sui suoi comportamenti.

I CARATTERI SENZA CARATTERIZZAZIONI INUTILI

Quindi quello che mi sembra interessante in questo racconto è che le relazioni umane non solo sono sottoposte a continui cambiamenti ma, soprattutto, a continue interpretazioni. Il leit motiv apparente del libro può essere rintracciato in una classica storia di formazione – dall’infanzia alla maggiore età – che mostra come, in questo percorso, i sentimenti e le relazioni siano mutevoli.

In realtà il vero filo conduttore mi sembra piuttosto l’interpretazione di queste relazioni e dei sentimenti che cambia continuamente e provoca equivoci sottili fra i due ragazzi. L’oggettività dei sentimenti è in balia della soggettività delle loro stesse posizioni. Non conta il sentimento in quanto tale, ma il modo in cui viene da loro interpretato, sia nei confronti se stessi che verso gli altri.

A mio parere l’indagine di Mishima avviene in modo molto preciso, ma senza essere mostrata apertamente. Su questa base il gioco più interessante che si può rintracciare intorno a questo racconto è un gioco di “profilazione”. Proviamo a definire il profilo psicologico dei ragazzi e anche dei personaggi minori che compaiono nel libro e quindi, sulla base di quanto definito, proviamo a costruire il seguito della storia: che cosa succederà nella loro vita di adulti?

Il libro infatti termina senza una fine definita: la ragazza risponderà al suo antico amico? Che cosa scriverà? Come reagirà Yumio? Che cosa succederà fra i due?

Rapportato ai temi e ai meccanismi dello storytelling odierno, voglio precisare che questo racconto, come tutti i grandi racconti classici, non si basa su artifizi, archi narrativi, divisione in atti, viaggi dell’eroe o altre stupidaggini come queste, ma sui caratteri specifici dei personaggi, sui loro sentimenti, attitudini ed emozioni.

Questi caratteri non vengono neppure definiti, i sentimenti non sono spiegati, gli eventi non sono raccontati fino in fondo. Il lettore non è trattato da idiota e il romanzo non ha nulla a che fare con le tendnenze di una cultura di massa piatta e stereotipata. È vero che siamo nel 1943, ben lontani dai social, dai meccanismi automatici di scrittura (IA) e dai modelli impartiti dalle scrittura creativa ma è anche vero che la semplicità e la profondità di questo racconto basato su un rapporto originale fra detti e non detti, è una lezione di narrazione proprio per l’oggi.


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