Un ordigno in corpo, un ospedale in pericolo
Lui e un amico hanno ricostruito una bazooka della II guerra mondiale, il colpo è partito “accidentalmente” ed è rimasto conficcato nel fianco di questo signore senza esplodere.
Una giovane paramedica, per fermare l’emorragia, istintivamente inserisce tutta la mano nella ferita e questo impedisce anche al proiettile di muoversi e di esplodere. Il piano della sala operatoria viene ovviamente evacuato e si chiamano gli artificieri. La giovane ragazza resta immobile nella posizione che ferma l’emorragia e regge il proiettile all’interno del corpo in una tensione drammatica. Poi i suoi nervi cedono e viene fortunosamente sostituita da una chirurga, Meredith, la protagonista della serie TV.
Intanto si scopre che le condutture dell’ossigeno attraversano proprio quella stessa sala operatoria. Per cui se l’ordigno dovesse esplodere salterebbe per aria tutto l’ospedale.
Allora si spostano in un’altra sala il letto con il paziente e la chirurga a lui attacca, Un artificiere guida la delicata e lentissima operazione e conforta la chirurga che continua ad avere la mano nel corpo di questo tizio, per fermare l’emorragia e per impedire movimenti all’ordigno.
Tutto è organizzato molto bene: inquadrature, movimenti di macchina, dialoghi.
La tensione è ben rappresentata nella sua varietà anche con forme isteriche e crisi di panico. C’è un chiaro equilibrio narrativo in questo dramma.
L’equilibrio regge fino all’esplosione
L’ordigno viene estratto finalmente dal corpo e la ferita abilmente tamponata.
L’artificiere, un uomo competente, sicuro di sé, molto attento e riflessivo, che ha aiutato la chirurga a non cedere ai nervi, prende l’ordigno.
È chiaro fin dal primo momento che questo artificiere sarebbe morto con l’esplosione della bomba.
È chiaro perché dopo due puntate così dense di tensione, di suspense, di relazioni esplorate con attenzione e di fronte alla gravità degli eventi, la vicenda non si sarebbe potuta chiudere senza conseguenze, perché la finzione sarebbe stata evidente.
È anche chiaro che il principale protagonista della serie TV non può morire. Perciò la vittima predestinata è l’artificiere.
Per farlo morire, l’artificiere non depore l’ordigno in un contenitore a prova di esplosione, come sarebbe logico, ma lo porta fuori dalla sala operatoria da solo, a mani nude, senza aiuto di altri artificieri e senza robot. Così l’artificiere viene dilatato dall’esplosione dell’ordigno nel corridoio.
E va bene, è una serie TV, è logico. Un po’ imperfetta e imprecisa in questa parte, ma siamo sul piano dell’accettabile.
Nessuno lo menziona nei dialoghi successivi. Non esiste un momento di raccoglimento, non esiste più nulla di nulla.
Strano!
Come se ne sono dimenticati gli autori e la produzione? Grace’s Anatomy non è forse una serie TV basata sull’umanità dei personaggi? Non mette in scena medici che salvano vite e che si commuovono per la sofferenza umana? Non è una serie organizzata sul sentimento prevalente della compassione?
No, niente di tutto questo. L’episodio in due puntate di cui abbiamo parlato svela completamente i giochi della serie TV. Tutti quei sentimenti e valori sono solo un pretesto per parlare di relazioni “adolescenziali” fra adulti. Di incontri e scontri, di ripicche e di pentimenti, cioè di tutti quei giochetti che attirano il voyeurismo umano fin dai tempi di Dinasty.
Tutto si regge sul “Grande Pettegolezzo”
A Grace’s Anatomy non interessa nulla dei reali sentimenti e dei reali valori delle persone. Questi sono solo un pretesto per portare avanti le vicende della serie che sembrano organizzate attorno a soggetti realmente umani con i loro mondi interiori e la loro emotività ma che in realtà trova la sua ragion d’essere negli intrecci d’amore e odio che fondano le relazioni dei personaggi e che, quindi, permettono di costruire tutta la narrazione intorno al Grande Pettegolezzo. Umanità reale e sensibilità umana reale? Zero.
Un uomo che non è degno di alcuna attenzione
Il sacrificio del povero artificiere che salta per aria e che la narrazione ignora completamente per passare immediatamente al Grande Pettegolezzo, è li per dimostrarlo. È un immenso lapsus freudiano, che svela la natura della serie e anche la natura dei suoi autori.
Potete dire che è semplicemente finzione e vi rispondo di no. Nello storytelling avete esempi di grandi romanzi, film, prodotti e contenuti vari che rappresentano l’umanità dei soggetti e i loro sentimenti, non perché è una finzione ben orchestrata, ma perché è proprio il nodo centrale della narrazione, la sua essenza, la sua ragione di esistere.
Dietro l’estetica della narrazione c’è il vuoto
Così svela quanto Grace’s Anatomy sia un’opera vuota, creata su meccanismi e artifizi, ben confezionata e pulita nella sua rappresentazione, ma completamente vuota. Un gioco estetico basato sul Grande Pettegolezzo coperto da sentimenti e comportamenti umani ricostruiti nella provetta di un set.
poiché i mezzi di comunicazione di massa e le persone che vi operano sono diventati troppo bravi a costruire una narrazione sul piano generale in grado di nascondere la falsità e l’effimero attorno a cui si sviluppa.
Proseguiamo: tutto crolla
Quello che avviene dopo, negli episodi successivi, mette in luce tutta l’inquietante e caotica finzione infantile di Grace’s Anatomy.
Sei mio amico, non sei più mio amico, forse sei mio amico, sei sei amica sua non sei amica mia ma mi dispiace che sia andata così, forse ti scuso, forse no, e intanto va in un altro modo e poi si ritorna amici. Sei andata a letto con lui non sei andata, ci andrei a letto ma non ci vado, non ci voglio andare a letto ma ci vado lo stesso, che cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto fasso sesso, nn lo facciamo più, lo facciamo ancora, sposiamoci, non sposiamoci, sposiamoci senza farlo sapere, lo facciamo sapere, ci sposiamo per davvero o per finta, ti sposo perché ti piace essere sposato, ti sposo ma non ti amo o forse no, forse ti amo, ti amo ma non ti sposo, non ti conosco ma ti sposo, sei tata sposata, ma non era seria, era seria ma non è stata sposata, sono una donna in carriera, no lo faccio per amicizia, allora non fare quello che fai, non ti sopporto ma ti sopporto, ti interessa l'operazione non il paziente, ti interessa il paziente ma non l'altro paziente, ti interessa il paziente ma non l'operazione...
Citiamo solo un paio di cose. A un certo punto Meredith, la protagonista, indecisa se stare con un neuro chirurgo belloccio o con il veterinario – anch’esso belloccio – che le ha curato e soppresso il suo cane, chiama entrambi questi personaggi e dice loro di vedersela da soli, il vincitore in questa gara di corteggiamento avrà in premio lei stessa che non si pone neppure il problema di essere – non essere innamorata, di desiderare – non desiderare. I sentimenti della protagonista non certo i protagonisti di una vicenda ridotta a competizione adolescenziale, forse anche medievale e dove la donna si compiace di essere essa stessa declassata a oggetto di un conflitto maschile.
In un’altro episodio della terza stagione, sempre Meredith, finisce in acqua, sta per annegare, ovviamente la salva il neurochirurgo con il quale era andata a letto a suo tempo ma è in gravi condizioni e non si sa se sopravvive (sic!). Ovviamente il personaggio principale non può morire in una serie TV e non può morire alla terza stagione di una serie in crescita di spettatori! Quindi inizia una incredibile e lunghissima e stucchevolissima storia che vede Meredith a letto intubata, gli amici piangere e disperarsi affranti, gli amanti anche, che occupa un paio di puntate e che mostra Meredith in una specie di viaggio trascendentale verso la morte dove incontra alcune figure già decedute che cercano di aiutarla a tornare in vita!
Se non vedete con i vostri occhi questa roba non ci credete!
Da un punto di vista tecnico il meccanismo narrativo è elementare: siccome non posso far morire la protagonista, ne spingo l’agonia fino al parossismo, la prolungo all’inverosimile, cospargo di dolore il set con il solo di portare il pubblico (evidentemente considerato piuttosto scemo, ma dato i livelli di successo della serie probabilmente lo è davvero) a credere, anche per un solo un momento, che tutto possa finire male, per poi riportare in vita il protagonista per far andare avanti la serie.
Il colmo dei colmi, guarda chi si rivede
Ma non basta tutto questo c’è ancora di più. Vi ricordate il tizio artificiere che era morto nell’esplosione e di cui nessuno si era mai più occupato? Era all’origine delle nostre riflessioni. La sua vicenda aveva mostrato definitivamente il vero volto e le vere intenzioni della serie.
Perfetto. Negli episodi 16 e 17 della terza stagione l’artificiere ricompare! Non è mica vivo, è un fantasma che parla con Meredith e la sostiene durante il suo viaggio fra la morte e la vita. Perché ricompare? E chi lo sa! O forse si, qualcuno in sala sceneggiatura, accomodato a un lungo tavolo rettangolare, con l’iPad e la Pencil mano avrà detto:
"Bro, ho un'idea, vi ricordate l'artificiere? Non è stato tanto bello e edificante farlo scomparire a quel modo. Anche alcuni fan ci avevano scritto, ricordate? Dunque è venuto il momento di ripescarlo e già che ci siamo ci mettiamo anche il paziente morto innamorato, la mamma di Meredith che ha tirato le cuoia e tiriamo su una gran bella compagnia di fantasmi che parla con la protagonista mentre è tra la vita e la morte."
E si vede che alla produzione l’idea è piaciuta! Non potete perdere questa fiera del cattivo gusto, è una delle migliori realizzazioni mondiali!
Gli insegnamenti di questa storia
Alla fine l’insegnamento che vorrei trasmettere al lettore è molto semplice. Quando costruisci una storia, anche una una storia commerciale per un marchio, dovresti sempre assumere un atteggiamento critico e credere nei valori sui quali costruisci la narrazione.
Se non ci credi, o se vincoli disvalori spacciandoli per valori, se è tutto e solo un imbroglio per accalappiare il pubblico in una finta rete affettiva e umana, commetterai sicuramente degli errori (lapsus), che sveleranno la finzione (nel senso della falsità, non della fiction) e renderai ridicolo quello che stai facendo perché, sarai portato lungo una china dalla quale non ti risolleverai.
Detto questo, ti va anche bene che il pubblico sia mediamente ignorate e intossicato dai media e dalla comunicazione di massa mainstream, per cui, nonostante il tuo cinismo esplicito, potresti avere comunque successo e portare a casa ugualmente un botto di soldi.
Come in effetti è avvenuto con una serie ancora in corso, che dura da più di vent’anni.