Sofia Abad , sociolingista, ricercatrice per comitato scientifico di ricerca per l’Associazione Mete patrocinato da FEDERFARMA. progettotalkwithme@gmail.com | www.instagram.com/talkwithme_official
Parla Sofia Abad
Talk With Me, vuole essere una piattaforma dove esploriamo i vari usi del linguaggio nella vita quotidiana, nei media e nelle narrazioni sociali.
Dal suo lancio, nel 2017, il programma si distingue per il suo approccio innovativo e rispettoso alle conversazioni, che vanno oltre le tradizionali interviste e gli schemi
televisivi per abbracciare il concetto di “Talk”.
L’obiettivo è educare alla veridicità della parola e alla sua importanza nella costruzione di una società inclusiva.
Attraverso l’ascolto di esperienze autentiche, vogliamo contrastare la strumentalizzazione linguistica e promuovere una comunicazione libera da pregiudizi e
discriminazioni.
É essenziale educare alla decodificazione dei linguaggi e alla consapevolezza dei significati di una « parola » al fine di garantire una narrazione più
sincera con le identità individuali, sociali e politiche.
Il Podcast “Parole e Potere” si concentra sullo storytelling e sulla comunicazione rispettosa.
Ogni episodio offre conversazioni autentiche e approfondite con individui eccezionali, senza pregiudizi e nel pieno rispetto della diversità identitaria e di pensiero.
Propongo anche una parte più tecnica dove analizzo dal punto di vista sociolinguistico tematiche che rispecchiano situazioni ben precise o suggerite dagli ascoltatori.
Questo processo implica la selezione delle informazioni, la scelta delle parole e, talvolta, persino l’ordine in cui vengono presentati i fatti.
Ad esempio, un argomento può essere trattato in modo da suscitare paura, empatia, rabbia o indifferenza, modellando così la percezione del pubblico e le sue reazioni.
Nei media odierni, il tono emotivo è spesso amplificato per attirare l’attenzione, a discapito di un’informazione più equilibrata e riflessiva.
Questa manipolazione non è sempre palese, ma avviene anche attraverso piccoli dettagli che, accumulati, determinano una visione ben precisa della realtà.
Educarsi alla sociolinguistica e allo storytelling consapevole è un primo passo per essere consapevoli e per proteggerci.
Riconoscere, ad esempio, le tecniche di framing, ossia il modo in cui una notizia viene incorniciata per portare chi ascolta verso una specifica interpretazione, è fondamentale. Possiamo sviluppare un senso critico rispetto ai contenuti che consumiamo, imparando a porci domande come:
“Perché questa informazione viene presentata proprio in questo modo?” oppure “Qual è l’obiettivo di chi sta raccontando questa storia?”.
Cercare fonti diverse, incrociare le informazioni e confrontare punti di vista opposti sono pratiche che aiutano a proteggersi dall’influenza della manipolazione mediatica.
Nei social media, ad esempio, assistiamo alla ripetizione degli stessi concetti in formati brevissimi, come soundbites o meme, perdendo così la ricchezza della complessità. Questa dinamica non solo limita la nostra comprensione, ma rafforza i pregiudizi, creando una società più polarizzata e meno incline al dialogo. Credo che il compito di chi fa storytelling oggi sia recuperare la pluralità e la profondità dei temi, evitando scorciatoie narrative che possono diventare dannose.
Questo tipo di narrazione limita la nostra comprensione dei conflitti, perché ci allontana dalla complessità e dal contesto storico e culturale che spesso li genera.
Assistiamo a una semplificazione eccessiva della realtà, che risulta funzionale alla politica e al consenso pubblico. La guerra è un argomento complesso e, per comprenderlo, dovremmo poter accedere a più sfumature e opinioni, cosa che invece i media tradizionali spesso non facilitano.
La narrazione ufficiale sulle guerre in Medio Oriente, e in particolare sul genocidio palestinese, risente di un forte controllo delle informazioni e della terminologia.
Parole come “terrorista”, “difesa” o “attacco” non sono neutrali e hanno il potere di orientare il pubblico verso un determinato schieramento. Parlare di “genocidio” o “pulizia etnica” quando si riferisce alla situazione palestinese implica una consapevolezza della gravità delle violazioni subite, ma è un linguaggio del tutto evitato nei media mainstream, soprattutto occidentali, che tendono a utilizzare una terminologia più neutrale o ambigua.
e purtroppo costretti ad utilizzare certe terminologie piuttosto che altre, rimanendo così intrappolati in questo circolo vizioso dove si fanno i conti con valori e dignità professionale.
Alcuni hanno il coraggio di abbandonare il sistema della “Grande Stampa”, altri cercano di rimanere a galla, altri invece fanno finta di nulla perché in fondo chi glielo salda il mutuo di casa? La vita é dura per tutti!
D’altro canto, credo che una maggiore consapevolezza e una più ampia esposizione a fonti di informazione alternative possano davvero aiutare a interpretare queste narrazioni per ciò che sono ossia rappresentazioni parziali e, spesso, strumentalizzate.
Uno dei temi più urgenti oggi è la diffusione del linguaggio dell’odio e la radicalizzazione delle opinioni sui social media, che contribuiscono a polarizzare le persone.
Sto lavorando su un progetto di ricerca nel campo del sexting e del revenge porn, analizzando come il linguaggio influisca sulla percezione e sulle reazioni sociali legate a queste pratiche. Un’analisi sociolinguistica è fondamentale qui per comprendere come vengono costruiti stigma, colpevolizzazioni e pregiudizi. La scelta delle parole usate dai media, nei tribunali e nelle conversazioni quotidiane contribuisce a rafforzare o a combattere la cultura della vergogna e la colpevolizzazione della vittima. Nei miei progetti futuri, mi piacerebbe ampliare il podcast Parole e Potere, per affrontare questi temi e offrire strumenti di consapevolezza per smontare i discorsi dannosi.
Ci saranno inoltre altri progetti che annuncerò man mano sui miei canali social, con l’obiettivo di continuare a diffondere strumenti per interpretare e agire sulla realtà linguistica che ci circonda.
Ecco una risposta strutturata e chiara:
A breve lancerò una nuova serie del podcast indipendente Talk With Me “Parole e Potere”, per il “Manifesto di Attenzione Sociale” con Mete e patrocinato da Federfama.
Se qualcuno fosse interessato a sostenere questo progetto, può contattarmi via mail a: progettotalkwithme@gmail.com.
Approfondisci con i miei eBook
Qui, in Gumroad trovi offerte speciali per i miei libri (che sono in tutti gli store, ma qui li trovi con sconti, gratis e in bundle). Ti segnalo il Bundle che comprende tre libri sul podcasting e puoi vedere anche racconti e romanzi per apprendere lo storytelling, libri di fotografia e di montaggio video, graphic novel, Intelligenza Artificiale, e diversi di questi sono gratuiti! E comunque, in tutti puoi applicare uno sconto del 25% inserendo il codice SCONTO25.
Vuoi avere notizie della qualità di Autore? Leggi questa pagina del mio sito: https://www.albertopian.it/pubblicazioni/
MI ABBONO GRATUITAMENTE A YOUR STORYTELLING
www.albertopian.it ©Alberto Pian – scrivimi: arakhne@mac.com | www.al