Alberto Pian

SUSPENSE E “CONSUMO ANTICIPATO” ATTRAVERSO IL KITSCH. IAN FLEMING – JAMES BOND

In questo articolo parliamo del genere kitsch e di Ian L. Fleming, l’autore del personaggio James Bond – 007, che tutti conoscete. Il kitsch, nel senso che indicheremo, non è una bestemmia per uno storyteller, ma un mezzo per toccare, magari con stilemi più raffinati e aulici, la massa del pubblico preparando una suspense “prima” della stessa narrazione, basata sul “consumo anticipato” dell’opera.

Il signor Ian Fleming

Vediamo qualcosa della vita di Ian Fleming perché ci fornisce modelli e stereotipi importanti per le sue creazioni.

Ian Lancaster Fleming (Mayfair, Londra, 1908 – 1964), proviene da una famiglia aristocratica inglese, nella quale si annovera uno zio banchiere e un padre deputato conservatore che muore in guerra nel 1917. Fleming è descritto come un giovane irrequieto e tendenzialmente scontento, che si distingue a scuola soprattutto nello sport. Frequenta anche l’Accademia Militare ma senza grande successo e quindi la madre lo spedisce in Austria, dove pratica sci e alpinismo (noterete che i romanzi di 007 sono ricchi di questi riferimenti). Nel 1939 assume incarichi nei servizi segreti della Royal Navy, dove arriva al grado di comandante, partecipando anche alle note operazioni Ruthless (Enigma) e Goldeneye (Gibilterra). Per breve tempo, negli anni cinquanta, assume la professione di giornalista di politica estera, ma intanto, dal 1952, inizia a scrivere i romanzi dedicati a James Bond.

Sembra anche che Fleming non amasse molto la vita coniugale. Si era sposato proprio nel 1952 e si racconta che durante il viaggio di nozze fosse impegnato a concludere il suo primo romanzo, Casinò Royal e pare che la scrittura rappresentassero per lui anche una sorta di “evasione” proprio dal rapporto coniugale. Del resto la moglie di James Bond muore assassinata proprio durante il viaggio di nozze con 007: desiderio traslato di Fleming stesso? Be’ non siamo i suoi analisti e quindi passiamo oltre, per dire che Fleming si ritira periodicamente in Giamaica (luogo conosciuto e frequentato anche da 007), per scrivere, fuma molto, beve e c’è chi sostiene che inizi ad assomigliare al suo stesso personaggio, al quale dedica in tutto dodici romanzi e due raccolte di racconti. Il primo film su Bond, lo sapete tutti, esce nel 1962, Licenza di uccidere, con Sean Connery. Da segnalare anche che il figlio di Fleming purtroppo morirà per overdose nel 1975.

Perchè queste brevi note su J. Fleming?

Queste brevi note sulla vita ci servono per mostrare, in modo estremamente semplice e senza pretesa alcuna, che la vita entra nell’opera anche per produrre degli stilemi riconoscibili. Non sto dicendo che la vita entra nell’opera e nella poesia degli autori e degli artisti. Questo è scontato.

No, quello che mi interessa sottolineare non è la capacità dell’autore di prendere dalla sua vita gli elementi drammatici o poetici per trarre la sua ispirazione o fonderli con il contenuto della sua opera. Questo è ciò che avviene (si veda anche la poesia Il porto sepolto, di Giuseppe Ungaretti, che parla proprio di questo).

Quello che intendo dire è che la vita entra nell’opera per produrre degli stilemi riconoscibili e ripetuti come modelli per tutte le opere analoghe.

La capacità di Fleming è stata proprio questa rimanipolazione di molte caratteristiche, effettivamente vissute, con le quali ha composto una serie di casi, strutture e modelli che ha ripetutamente utilizzato e mostrato apertamente al pubblico, all’interno di ciascun racconto dedicato a James Bond.

Detto in altri termini, i racconti di James Bond sono estremamente piacevoli alla lettura perché riproducono un linguaggio, un mondo, strutturato intorno a questi stilemi (stereotipi) che il pubblico si aspetta di trovare e di riconoscere e perciò offrono godimento, piacere. Anche per questo sono racconti, scritti e cinematografici, di successo.

Un linguaggio fondato intorno a nuovi stereotipi


I racconti di James Bond non presentano caratteristiche artistiche particolari. Le storie sono caratterizzate da una scrittura semplice, che tende a presentare una sorta di aura aristocratica di sottofondo (che caratterizza lo stile di James Bond). Si può parlare di una scrittura “popolare” (cultura di massa), nel senso che incontra il favore del grande pubblico, confermato anche dal grande successo dei film ispirati all’agente 007.

La narrazione si sviluppa attorno a caratteristiche che formano un insieme di veri e propri stereotipi. Non nel senso di riprodurre stereotipi esistenti, ma nel senso di crearne un insieme che codifica una nuova struttura, un nuovo mondo.

  • Bond, per esempio è elegante, ama le donne,
  • fumatore e bevitore di Martini e di particolari cocktail,
  • è ornitologo (come Fleming del resto),
  • sportivo (come Fleming),
  • giocatore d’azzardo,
  • predilige una serie di armi e di auto ben precise,
  • assume un tipico atteggiamento elevato – londinese e così via
  • pronuncia frasi ricorrenti
  • mostra atteggiamenti ricorrenti,
  • i nemici di Bond sono i russi o la famigerata società segreta Spectre (tre romanzi sono dedicati a questa società segreta),
  • normalmente Bond contravviene agli ordini e agisce di testa sua,
  • i rapporti con la CIA non sono mai idilliaci (qui si riprendono spunti vissuti da Fleming nel corso della seconda guerra mondiale e di reali divergenze intercorse fra USA e GB),
  • il caso inizia spesso con una indagine minore per poi scoprire ampie macchinazioni,
  • Bond si reca di solito nel luogo del nemico, o prende contatto con lui come semplice “visitatore”,
  • viene catturato e generalmente si salva per l’aiuto di una o più donne che possono anche essere agenti nemici,
  • le storie sono ricche di inseguimenti rocamboleschi che si svolgono nelle situazioni più impensabili,
  • il teatro d’azione è l’intero pianeta e perfino lo spazio.

Kitsch e consumo anticipato dell’opera

Questa impostazione (che annovera molti elementi di quella che viene chiamata la struttura della fiaba di Propp, ma che a noi qui interessa poco poiché Bond non è stato pensato ricalcando un modello narrativo), rende ricorrenti molte situazioni, creando nel lettore una vera e propria “abitudine” alla lettura o alla visione dei film.

Abbiamo a che fare con una sorta di “consumo anticipato dell’opera“, fondato sugli elementi che ci si aspetta di trovare e che inevitabilmente si ritrovano nel corso della narrazione. Insomma, nella sostanza, un ottimo esempio di produzione destinato al “consumo”, alla cultura di massa – come sostiene Umberto Eco, anche nel saggio La struttura narrativa in Ian Fleming, 1965, che mescola in sé tradizioni precedenti del filone giallo e di avventura, fumetti, elementi storici e di attualità e anche un certo eros. I romanzi di Fleming e i film ispirati all’agente 007, hanno contribuito anche all’elaborazione e al successo del filone del genere d’azione hollywoodiano.

Kitsch

“Il kitsch pone in evidenza le reazioni che l’opera deve provocare, ed elegge a fine della propria operazione la reazione emotiva del fruitore (…) è kitsch ciò che appare consumato; che arriva alle masse o al pubblico medio perché è consumato” (Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bombiani, Milano,1964, pag. 73 e 100).

Secondo Eco i romanzi di Fleming rappresentano, oltre che un buon modello di “cultura di massa”, anche un ottimo esempio di kitsch (“prefabbricazione e imposizione d’effetto”, narrazione popolare, aperta a tutti, priva di elementi qualificanti di tipo artistico, ridondante, che contiene in sé anche l’interpretazione – non c’è nulla da spiegare – a volte di cattivo gusto o di gusto basso e banale). Ciò non implica un giudizio di merito, per opere che hanno conosciuto e conoscono grande successo, proprio grazie a questo “consumo” anticipato. Come ho scritto prima, infatti, il lettore e lo spettatore sanno già che cosa devono aspettarsi e l’opera è fedele in tal senso, dunque piace e ottiene gradimento, perché è già stata consumata ancor prima di essere letta o vista.

La stessa cosa avviene nel genere Western, dove lo stereotipo è ciò che fonda realmente il racconto. Tra l’altro pensate alla lentezza del Wester, al suo ritmo calmo e pacato che è un fondamento della costruzione della sua specifica suspense.

Invece, quello che contesto a Eco, così come ai semiotici che condividevano con lui una impostazione strutturalista analoga, come Julien Greimas e Roland Bhartes, è la mania di trovare nei racconti a tutti costi delle strutture come modelli narrativi, cioè di ricondurre tutta l'essenza della narrazione a un modello che, per di più, è ricavato a posteriori. Analizzando una qualsiasi opera letteraria o narrativa in genere, possiamo sempre ricavare una struttura, perché si tratta di un'operazione logica arbitraria. D'altra parte Eco, nel suo romanzo di maggior successo, ha proprio applicato un modello (attraverso la costruzione di un database), per scrivere quella storia. Un romanzo che ha avuto successo, ma che - a mio pare - non contiene alcun elemento di valore, "umano", ed è privo di sentimenti e di profondità, di introspezione psicologica, manca totalmente di poesia ed è un costrutto meccanico, ben articolato e costruito per piacere al grande pubblico e, infatti piace alla massa dei "consumatori di narrativa".

Ultimo ma non ultimo: il kitsch non ci impedisce di prenderci gioco del kitsch stesso

Come vedete in questa scena, l’agente 007 si prende gioco, in modo molto naturale ed elegante, di una delle sue più famose battute. Il contesto è serio perché questa battuta non è una parodia, cioè una messa in ridicolo. Tutt’altro, si tratta dell’uscita del personaggio da se stesso, dai suoi abiti convenzionali.

Questo avviene proprio in un contesto super convenzionale per 007, come un Casinò, e in un film che è anche un remake di un romanzo famoso, Casinò Royal, padre e capostipite degli stessi stereotipi del personaggio.

Perché? Perché non si vuole far ridere il pubblico. Inserendo questa battuta autoironica nella più classica delle cornici, si vuole sorprendere il pubblico, si vuole suscitare un lieve sorriso per dirti: “Guarda che Bond ti può sorprendere.”

E ti dice anche: “lo so che ti aspettavi la classica battuta, ed è proprio per questo che ci permettiamo di far uscire il personaggio dai suoi panni,

ti offriamo un processo di normalizzazioneumanizzazione che, alla fine, te lo rende ancora più simpatico e attraverso il quale ti legherai ancor più allo stereotipo!”

Romanzi dedicati all’agente 007

Casino Royale (1953). Live and let Die (1954), Vivi e lascia morire. Moonraker (1955). Diamonds are Forever (1956), Una cascata di diamanti. From Russia with Love (1957), Agente 007 dalla Russia con amore. Doctor No (1958), Agente 007 Licenza di uccidere o anche: Il Dottor No. Goldfinger (1959). Thunderball (1961), Thunderball Operazione Tuono. The Spy who Loved Me (1962), La spia che mi amava. On Her Majesty’s Secret Service (1963), Agente 007 al servizio segreto di Sua Maestà. You Only Live Twice (1964), Si vive solo due volte. The Man with the Golden Gun (1965), L’uomo dalla pistola d’oro.
For your Eyes Only (1960), Solo per i tuoi occhi, è una raccolta di brevi storie. Octopussy and The Living Daylights (1966), contiene tre romanzi di cui due completati dall’editore dopo la morte di F.
Fleming anche scritto un libro destinato ai bambini: Chitty Chitty Bang Bang, diventato un musical di successo.


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